Cosa faccio, firmo? La risposta sta nella formazione!

Quante volte ci siamo imbattuti in quesiti del tipo “Cosa faccio, la firmo questa dichiarazione di origine?” oppure “Perché mi costringete a firmare una dichiarazione di libera export, non so cosa siano tutti questi regolamenti, non è mica compito mio!” o ancora, “Il mio bene è italiano, è ovvio che è un prodotto Made in Italy!”.

Quotidianamente gli spedizionieri doganali di tutta Italia ricevono chiamate da operatori economici, anche facenti parte di solide realtà del nostro territorio, che mirano ad ottenere una forma di consulenza istantanea su argomenti doganali che richiedono attente riflessioni e lunghi tempi di analisi. Questi fatti ci invitano oggi a riflettere. Questi fatti costituiscono un vero e proprio campanello d’allarme. Questi fatti non sono altro che chiari inviti ad ampliare, estendere ed approfondire l’affascinante opportunità che si cela dietro la formazione doganale.

Il mondo delle dogane e, più nello specifico quello delle dichiarazioni doganali, è da sempre molto sottovalutato in quanto considerato un piccolo tassello all’interno di un più complesso e ampio settore logistico. Questo “piccolo tassello” però è di fondamentale importanza. Infatti, agisce da vero e proprio legante nella movimentazione internazionale di beni; processo che, senza di esso, non potrebbe avvenire in maniera così fluida.

Sottolineata la sua essenzialità è anche maturo, dall’altra parte, definirne la sua complessità. Ad occhi poco esperti e, molte volte, disinteressati questo mondo sembra non coincidere con le esigenze personali e viene quindi tralasciato e sottovalutato. Lampante è il bisogno di un intervento istantaneo. È giunto il momento di passare all’azione. Da una parte, gli operatori economici necessitano del giusto grado di formazione per poter migliorare le proprie performances procedurali e dall’altra, i professionisti del mestiere sono invitati a trasmettere il proprio preziosissimo know-how.

Ma che cosa si intende con formazione? La parola formazione deriva dal latino formatio-onis ed è l’atto, il modo di formare. E come si fa formazione? Sicuramente il periodo che abbiamo vissuto ci ha costretto ad ampliare le nostre modalità di insegnamento. Sempre di più infatti l’interconnessione e l’uso di efficienti piattaforme online ci ha permesso di eliminare il “problema” lontananza e quindi di iniziare a testare la potentissima funzionalità della formazione a distanza. Con i suoi pro e i suoi contro questa ci permette un livello di condivisione mai sperimentato prima. Per i più tradizionalisti, non c’è problema, la classica formazione “face to face” è ancora molto richiesta. Il buon vecchio proiettore insieme ad un tavolo rotondo rimangono due chiavi molto efficaci per l’istruzione. E su che temi si impronta la formazione? Questa domanda ha mille e una risposta. Le tematiche su cui improntare la formazione aziendale sono infinite. Nell’esperienza personale che oggi riporto, i clienti del nostro Centro di Assistenza Doganale ci richiedono supporto nella comprensione della temutissima tematica dell’origine. La sua complessità di analisi e le pesanti ricadute fiscali e giuridiche che un’erronea indicazione può riportare, spaventa qualunque realtà che, infatti, ci richiede uno specifico ed approfondito intervento sulla materia.

Un altro tema caldo molto ricercato è quello della classificazione doganale, la cui importanza spesso viene sottovalutata. Una tematica che sicuramente è molto affascinante e singolare ma anche molto ostica. Mai come in questo delicato periodo abbiamo avuto la prova concreta e tangibile che una corretta classificazione doganale dei beni è essenziale. Da questa infatti variano in maniera considerevole l’imposizione di restrizioni sia all’immissione in libera pratica che all’esportazione.

Rimane sempre molto ai margini dell’interesse il concetto di operatore economico autorizzato, AEO. Siamo a conoscenza della sua particolare importanza e delle ingenti agevolazioni che questa certificazione apporta agli operatori economici che la ottengono. Quello che frena le realtà ad avvicinarsi a questo tipo di percorso è l’audit doganale. Avere “la dogana in casa”, dicono, non è quello che cerchiamo. Ed è proprio in questo momento che siamo chiamati ad intervenire, mettendo nero su bianco tutti i vantaggi diretti ed indiretti che questa, a livello comunitario e internazionale può offrire. L’audit doganale va presentato come realmente è: un’opportunità di creare ed instaurare un rapporto di collaborazione e supporto reciproco con le autorità doganali al fine di migliorare i livelli di efficienza dei processi e delle procedure aziendali. Creare una rete strettamente connessa di partner ufficialmente riconosciuti come affidabili e operanti in totale compliance con la normativa è la strada da percorrere se si vuole alimentare e irrobustire un sistema di interscambio di merci, servizi, capitali e persone, contraddistinto da altissimi livelli di sicurezza e funzionalità. Queste le tematiche più calde, se poi volessimo potremmo scrivere pagine e pagine sulla formazione e sulla sua importanza. Quello che questo semplice estratto vuole enfatizzare è la crescente necessità di alimentare la curiosità degli operatori economici verso nuovi concetti. Argomenti fondamentali attraverso i quali maturare e crescere, non solo dal punto di vista personale e professionale ma anche su scala globale.

Senza il continuo aggiornamento del proprio know-how, oltre a non acquisire nuove competenze e nuova conoscenza, si rischia di rimane statici, incollati al punto di partenza e non si può puntare a concetti più rilevanti come lo sviluppo e l’innovazione.

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