
ORIGINE NON PREFERENZIALE
Vi siete mai chiesti a cosa serve?
Il Regolamento (UE) n. 952/2013 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 9 ottobre 2013 che istituisce il Codice Doganale dell’Unione (CDU) prevede due tipologie di origine della merce: quella non preferenziale e quella preferenziale. Questa distinzione, ormai consolidata, costituisce uno dei principi fondamentali della normativa doganale.
I vantaggi derivanti dall’attribuzione dell’origine preferenziale ad una merce sono concreti e tangibili nelle attività quotidiane. Tale “status doganale” infatti consente all’operatore economico di beneficiare di riduzioni o esenzioni daziarie al momento dell’importazione grazie alle dichiarazioni su fattura o alla presentazione in dogana del certificato di origine EUR1.
Ma quali vantaggi comporta, invece, l’attribuzione dell’origine non preferenziale, ovvero del Made In, ad una merce? Vi siete mai posti questa domanda? Noi si e crediamo sia curioso approfondirli insieme a voi!
L’origine non preferenziale corrisponde al Made In di un prodotto, ossia al paese in cui esso è stato interamente fabbricato o ha subito l’ultima trasformazione sostanziale. La sua determinazione si basa su due scenari principali:
- Primo scenario: il prodotto è interamente ottenuto in un unico Paese. In questo caso l’articolo 60, par.1 del CDU stabilisce che “Le merci interamente ottenute in un unico paese o territorio sono considerate originarie di quel paese o territorio.“
- Secondo scenario: alla produzione del prodotto prendono parte diversi Paesi. In questa circostanza l’articolo 60, par.2 del CDU prevede che “Le merci, invece, alla cui produzione contribuiscono due o più paesi o territori sono considerate originarie del paese o territorio in cui hanno subito l’ultima trasformazione o lavorazione sostanziale ed economicamente giustificata, effettuata presso un’impresa attrezzata a tal fine, che si sia conclusa con la fabbricazione di un prodotto nuovo o abbia rappresentato una fase importante della fabbricazione.“
Diventa quindi fondamentale, nell’ottica della compliance normativa, che l’azienda verifichi innanzitutto se la lavorazione effettuata rispetta la definizione di trasformazione sostanziale; predisponga una distinta base che riporti in modo dettagliato tutti i materiali impiegati e la relativa origine e infine accerti il rispetto delle regole di lista contenute nell’allegato 22-01 del Regolamento di esecuzione del CDU quando previste per la specifica voce merceologica.
Una volta accertato il Made In Italy del prodotto, l’azienda acquisisce anche un importante strumento di tutela e valorizzazione commerciale.
Da un lato, l’indicazione corretta dell’origine non preferenziale consente di applicare in modo adeguato le misure di politica commerciale previste, come i dazi antidumping, le misure di salvaguardia, il trattamento della nazione più favorita (MFN) o eventuali embarghi e restrizioni, garantendo così trasparenza nell’operatività e conformità con la normativa doganale.
Dall’altro lato, la possibilità di attestare con certezza l’origine italiana del proprio prodotto consente all’impresa di valorizzare il Made In Italy sul mercato internazionale, marcando la qualità e l’affidabilità dei propri prodotti.
Concludendo, determinare e certificare il Made In Italy non è solo un adempimento doganale, ma un fattore strategico per tutti gli operatori economici il cui core business risiede nei mercati internazionali in grado di unire la conformità normativa con la tutela commerciale e la valorizzazione dei propri prodotti.
Non sei certo che il tuo prodotto possa essere qualificato come Made In Italy? Il nostro Centro di Assistenza Doganale è a tua disposizione per analizzare l’origine dei tuoi prodotti e, se necessario, supportarti nella richiesta di un’Informazione Vincolante in materia di Origine presso le autorità doganali competenti!
